Giochi a Reggio Emilia, Consiglio di Stato "bacchetta" il Comune e dice no alla chiusura di una sala: "Impedita la delocalizzazione
ROMA - Stop alla chiusura di una sala giochi di Reggio Emilia, poiché la sua delocalizzazione non è stata permessa dal Comune.
Lo ha deciso il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso della società titolare, contro i provvedimenti dell'amministrazione locale.
Al centro della questione la legge regionale sul gioco del 2013, che vieta l'installazione di apparecchi a meno di 500 metri da determinati luoghi sensibili, in questo caso una parrocchia.
LA DECISIONE – Come spiega la sentenza, anche se il Comune avesse “consentito alla ricorrente di presentare un’istanza di delocalizzazione”, la titolare della sala non avrebbe potuto “trasferire la sala in altra area compatibile del territorio comunale, considerata l’impossibilità di svolgere al suo interno l’attività di raccolta scommesse sulla base degli strumenti pianificatori vigenti alla data di adozione dei provvedimenti impugnati”.
L'amministrazione locale, “in considerazione degli strumenti pianificatori vigenti e della propria volontà di non addivenire ad accordi operativi, aveva deciso di non consentire fino all’approvazione del Piano Urbanistico Generale (poi intervenuta nel 2023), la delocalizzazione”, ovvero “il nuovo insediamento di attività di gioco nel proprio territorio”.
Una delocalizzazione vietata “a prescindere dalla vicinanza o meno di tali attività dai luoghi sensibili individuati dal medesimo Comune”. Di conseguenza, resa impossibile la delocalizzazione, il provvedimento di chiusura della sala “ha determinato un effetto espulsivo dell’attività svolta dalla ricorrente e non già di mera delocalizzazione, in ragione della precisa volontà comunale di non addivenire alla stipula dei richiamati accordi operativi”.
Per questo motivo il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del Tar, annullando il provvedimento di chiusura.