Giochi, dal Consiglio di Stato stop alla chiusura di una sala giochi a Reggio Emilia: “Il Comune effettui maggiori verifiche”
ROMA - Per decidere sulla chiusura di una sala giochi di Reggio Emilia sarà necessaria un’istruttoria da parte del Comune.
Lo ha stabilito la Quarta Sezione del Consiglio di Stato con un’ordinanza che, a partire dalle motivazioni con cui nel 2019 il Tar Emilia-Romagna ha “annullato il provvedimento di chiusura emesso dallo stesso Comune di Reggio Emilia nei confronti di una sala gioco dello stesso tipo di quella gestita dalla parte appellante”, chiede all’Amministrazione comunale di verificare ulteriormente le proprie motivazioni.
La ricorrente, difesa dagli avvocati Luca Giacobbe e Matilde Tariciotti, nel 2018 ha ricevuto una richiesta di delocalizzazione o chiusura delle due sale in proprio possesso. Le motivazioni facevano riferimento alle norme sul distanziometro: la legge regionale del 2013 ha stabilito che le sale giochi non potessero trovarsi a una distanza inferiore di 500 metri dai cosiddetti luoghi sensibili.
A seguito della mappatura del 2017, il Comune di Reggio Emilia ha rilevato una distanza non conforme tra le due sale e due luoghi: una casa di cura e una parrocchia.
Dopo aver chiuso uno dei due locali per motivazioni estranee al procedimento, la ricorrente ha fatto ricorso al Tar, ritenendo la decisione dell’Amministrazione illegittima sul piano costituzionale. Il ricorso è stato respinto e giudicato “infondato”. La parte appellante ritiene che “la delocalizzazione della propria attività sarebbe stata in concreto impossibile e che comunque le possibili localizzazioni alternative sarebbero state non idonee commercialmente” e ha inoltre “osservato che nel periodo rilevante, in cui la ricorrente avrebbe potuto presentare un’istanza di delocalizzazione, era vigente in Comune di Reggio Emilia una disciplina urbanistica che precludeva completamente la delocalizzazione stessa e quindi determinava una situazione peculiare in cui l’effetto espulsivo non è determinato dal distanziometro ma dalla situazione urbanistica”.
Palazzo Spada ritiene quindi necessaria un’istruttoria prima di esprimersi definitivamente e richiede entro trenta giorni al Comune di Reggio Emilia una relazione in cui: “indichi precisamente gli atti di disciplina urbanistica dai quali sarebbe derivato l’effetto di impedire la delocalizzazione dell’attività; precisi il periodo di tempo in cui questa disciplina ha avuto in generale giuridica efficacia; dica se essa abbia impedito l’accoglimento di eventuali istanze di delocalizzazione presentate dalla parte appellante”.